San Biagio di Callalta
Le origini Comune situato in provincia di Treviso le cui origini risalgono all'epoca paleoveneta, come testimoniano reperti archeologici, il cui nome deriva dal san Biagio, vescovo e martire, e dalla strada militare "Callis Alta", l'odierna strada statale 'Postumia', costruita in epoca tardo romana (III-IV secolo d.C.). In quest'epoca la via Postumia diventa l'asse portante per i traffici economici, ma diviene anche la via d'ingresso per le continue invasioni barbariche, fino al 1314 quando fu costruita la nuova via conosciuta come 'Callis Alta', strada militare eretta su un terrapieno ad argine e a difesa dalle inondazioni del Piave, ed il paese prende il nome di 'Sancti Blasi de Cornudella' ad indicare una biforcazione della strada stessa. Alla crescita ed allo sviluppo della zona, negli anni a seguire, contribuirono i monaci benedettini, soprattutto nei paesi limitrofi di Rovarè e Fagarè. Durante il dominio della Repubblica Serenissima si assistette ad un periodo di pace anche se il territorio e la popolazione furono colpiti da carestie.
I luoghi da vedere
I dintorni di San Biagio di Callalta sono ricchi di spunti interessanti per effettuare delle visite turistiche: la Chiesa Parrocchiale di Spercenigo, con all'interno opere del '400, la chiesa di San Biaggio che ospita pregevoli affreschi, il Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia dedicato ai caduti della prima guerra mondiale. Durante il periodo della dominazione della Repubblica Serenissima sul suo territorio furono fatte costruire splendide ville patrizie. Alcune di esse sono ancora abitate e visitabili come la Villa Navagero-Erizzo, a Rovarè, eretta alla fine del '600, Villa Mariani e Villa Marzotto-Caotorta a Spercenigo e Villa De Rossi a Cavrié. L'esempio più pregevole è andato purtroppo perduto a causa di un incendio nel 1800: si trattava della Villa da Lezze a Rovarè, costruita tra gli anni 1670 ed il 1739 su progetto dell'architetto Baldassarre Longhena e commissionata da una ricca famiglia di commercianti ed armatori originari di Lecce che avevano acquistato il titolo nobiliare veneziano.
